LA BANDA DELLA UNO BIANCA: ONORE ALLA DIVISA

Fra il 1987 e il 1994, in Emilia-Romagna, un gruppo di poliziotti ha lavorato sodo per servire il nostro paese. Purtroppo sono stati ingiustamente imprigionati e tutto solo per alcuni piccoli crimini, un centinaio circa. 

Nell’87 iniziarono le prime rapine, tutte ai caselli autostradali. Rapine che fruttavano al massimo un paio di milioni di lire, quanto basta per tirare avanti. Presi dai morsi della fame, erano praticamente costretti a rubare per colpa dello stato! 

I membri fondatori della banda sono i fratelli Savi, Roberto, Alberto (detto Luca) e Fabio. Roberto e Alberto erano entrambi poliziotti. Il povero Fabio invece, per colpa di un difetto alla vista, non riuscì mai ad entrare.

ACAB - All Cops Are Bastards

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L’EVOLUZIONE: LA BANDA PUNTA IN ALTO

Nonostante le prime rapine i soldi continuano a scarseggiare. Così decisero di allargare i propri orizzonti e puntarono ad altri esercizi commerciali. Iniziano a rapinare uffici postali e supermercati, anche se, di tanto in tanto, non disdegnano qualche distributore di benzina o casello autostradale (probabilmente per nostalgia).

A gennaio dell’88, durante una rapina a un supermercato, uccidono la guardia giurata Giampiero Picello. Il mese dopo altro supermercato, altra guardia giurata, evidentemente gli stavano particolarmente sul cazzo. 

L’88 è stato un anno particolarmente prolifico, ad aprile vengono fermati da due carabinieri. Il controllo evidentemente non finisce nel migliore dei modi e i carabinieri vengono massacrati. Su questo episodio pare che ci furono anche dei tentativi di depistaggio.

Il 15 gennaio del 1990, durante una rapina a un ufficio postale vennero ferite 45 persone, Giancarlo Armorati, una delle vittime di quella sparatoria, morirà un anno dopo a causa delle ferite riportate. 

Non sempre avevano bisogno di rapine per sparare o maltrattare qualche povero malcapitato. Infatti, oltre allo “scopo di lucro”, bisognava che picchiassero qualche immigrato, per esempio assaltando un campo nomadi e ferendo 9 persone, per poi passare ai lavavetri extracomunitari.

Ovviamente, mentre portavano avanti la loro causa, dovevano anche mantenersi, quindi le rapine sono continuate, macinando morti e feriti fino ad arrivare al 1991 con la strage del Pilastro, in cui furono uccisi 3 carabinieri.

Conclusa l’esecuzione, abbandonano e bruciano la Uno Bianca, la mitica auto usata in molte rapine e che ha dato il nome alla banda.

Le indagini non sono state facili, all’inizio si pensava che fossero gruppi diversi, teoria giustificata anche dall’evoluzione del modus operandi del gruppo. Prima rapinavano i caselli, poi supermercati, poi ancora assalti a scopo razzista, infine le banche.

MAI DIRE GATTO

Il  PM Roberto Sapio intuì però che c’era un filo comune: i criminali avevano un’ottima conoscenza delle armi da fuoco, sapevano sparare e conoscevano il modo di agire delle forze dell’ordine. Disse «Si tratta di persone che indossano una divisa o che, all’occorrenza, possono mostrare un tesserino».

Infine, il 3 novembre del 1994 si riuscì ad intercettare un sospetto, Fabio Savi, riconosciuto in alcuni fotogrammi delle telecamere di sorveglianza durante una rapina.

I tre fratelli Roberto, Fabio e Alberto Savi sono furono condannati all’ergastolo. Inoltre sono stati condannati altri tre componenti minori, tutti poliziotti e tutti, se non si fosse capito, di ideologie di estrema destra.

Pietro Gugliotta è libero dal 2008 dopo 14 anni, non ha mai partecipato alle operazioni omicide.

Marino Occhipinti, non partecipa a tutte le azioni criminali, ma ha comunque preso parte ad una rapina in cui muore una guardia giurata. E’ libero dal 2018

Infine Luca Vallicelli, ha partecipato soltanto alle primissime rapine, non è responsabile di alcun omicidio e ha patteggiato per 3 anni e 8 mesi. Ovviamente è stato destituito dalla Polizia di Stato.

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