RUBIN HURRICAN CARTER
VITA, CARCERE E MIRACOLO DELL’URAGANO
Rubin Carter nasce nel New Jersey il 5 maggio del 1937. Già in tenera età tira fuori il suo spirito ribelle rimediando un posto speciale in riformatorio per furto e aggressione. Ma Carter desidera la libertà, così scappa e si arruola nell’esercito, dove finisce per ben 4 volte davanti alla corte marziale per insubordinazione. Congedato torna nel New Jersey dove viene arrestato per la fuga dal riformatorio e, una volta libero, si spara altri 4 anni di carcere per crimini di vario tipo… Adorabile, non è vero!?
Prima nell’esercito e poi in carcere, Carter scopre la sua passione per la boxe, Durante la sua carriera ottenne 27 vittorie su 40 incontri, con 8 per KO e 11 per KO tecnici. Tra questi sconfisse anche Jimmy Ellis, che poi sarebbe diventato campione del mondo.

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Durante questi anni viene soprannominato Hurricane (uragano) per l’aggressività con cui affrontava i suoi incontri.
CAMBIO DI ROTTA
Il 17 giugno del 1966, alle 2 di notte, due uomini di colore entrarono nel Lafayette Bar and Grill e aprirono il fuoco uccidendo sul colpo due uomini, ferendone un terzo e letteralmente crivellando di colpi una donna, morta poi il mese dopo.
La macchina di Carter coincideva con la descrizione dell’auto con cui vennero visti i due uomini fuggire dal locale. Carter era nero, quindi anche lui coincideva con la descrizione. Quindi lui e John Artis, che aveva rimediato un passaggio da Carter quella stessa notte, vennero fermati dalla polizia appena mezz’ora dopo, ma nessuno dei testimoni li riconobbe.
Però nell’auto dell’ormai ex pugile vengono trovati una pistola calibro 32 e proiettili calibro 12 che coincidevano con quelli usati nella sparatoria. Per cui i due furono portati in commissariato e sottoposti al test del poligrafo.
Dal test viene fuori che mentono quando dichiarano di non essere coinvolti nell’omicidio. Ma il test non serve praticamente a niente, i testimoni non li riconosco, quindi vengono rilasciati.
Dopo 7 mesi uno dei testimoni, Alfred Bello, un criminale noto in zona, cambia la sua versione e dice che con lui quella sera c’era un altro uomo, un certo Arthur Dexter Bradley. Entrambi affermano che i due assassini erano proprio Rubin Carter e John Artis.
TUTTO E’ BENE QUEL CHE… AH, NON FINI’ BENE?
I due vengono arrestati. Al processo nessuno degli altri testimoni oculari conferma la versione di Alfred Bello, però nonostante questo la giuria, composta da soli bianchi, si convince che i due incriminati sono colpevoli e vengono condannati all’ergastolo.
Durante il carcere l’ex pugile diventa una specie di monaco, studiando libri sul distacco dai beni materiali. Il tutto per reprimere la rabbia per l’ingiustizia subita.
Scrisse e pubblicò la sua autobiografia, in cui continuava a dichiararsi innocente. Fece gran presa sul pubblico e in molti iniziarono a chiedere la grazia, o comunque ad insistere per un nuovo processo. Fra loro anche Mohammed Ali e Bob Dylan si fecero avanti in sua difesa.
HURRICANE, UNA NUOVA SPERANZA
Qualche anno dopo un certo Lesra Martin si mise in contatto con Rubin Carter. Insieme a un gruppo di persone si interessò al caso, promuovendo una petizione che fu accettata dalla corte. Carter e Artis non avevano avuto un processo equo per motivazioni razziali. I procuratori del New Jersey cercarono senza successo di appellarsi. Alla fine, dopo 19 anni di carcere, Rubin Carter torna libero.
Nel 1993 Rubin Hurricane Carter conquistò la cintura di campione del mondo “ad honorem”, per così dire. Inoltre nel 2005 ricevette la laurea honoris causa in legge.
Ad oggi Rubin Carter vive una vita tranquilla nella sua tomba. Sì, è morto nel 2014 per cancro alla prostata.
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