SIMONE PIANETTI, IL PRIMO VERO AVENGER

Il primo vero vendicatore della storia italiana, troppo bello per essere preso in considerazione dalla Marvel, fu Simone Pianetti. Non ci resta che appassionarci ad una storia di coraggio, di follia, di chi ha fatto cose che ci sognamo la notte. Chi non vorrebbe tirare un cazzotto a chi ci denigra, a chi ci ferisce nel profondo. Beh… diciamo che Simone non si è limitato ad un banale pugno.

IL PRIMO VENDICATORE

Simone Pianetti nacque in Val Brembana nel 1858, più precisamente a Camerata Cornello, una piccola frazione in provincia di Bergamo.

A differenza di tante altre famiglie, che vedevano i loro figli partire per l’America per necessità, la sua era benestante e avrebbe potuto garantirgli un futuro anche in patria. 

Simone Pianetti il Vendicatore

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Tuttavia, anche Simone covava il desiderio di partire per l’America in cerca di fortuna, ma incontrò una forte opposizione da parte del padre che minacciò persino di diseredarlo, nel caso fosse partito. 

Per poter coronare il suo sogno, decise di liberarsi dell’ostacolo principale: prese il fucile e sparò al padre sbagliando di poco la mira. Ormai libero partì, ma dopo pochi anni fu costretto a tornare in italia per le continue minacce di morte da parte della mano nera.

UN RITORNO PIENO DI SPERANZA

Una volta tornato si ristabilì in paese e sposò Carlotta Marini, da cui avrà la bellezza di otto figli. Aprì una trattoria a conduzione familiare i cui affari andavano a gonfie vele, talmente tanto che, con l’aumento del turismo, Pianetti ebbe l’idea di aprire anche una sala da ballo. Di lì a poco cominciarono le prime diatribe con molti dei suoi paesani, primo fra tutti il parroco, che gli fece recapitare una denuncia per promiscuità riguardo le attività che si svolgevano nella sala da ballo. In seguito alla denuncia, sarà costretto a chiudere i battenti.

Pianetti era però un uomo dalle mille risorse, non si perse d’animo e decise di rimettersi in carreggiata producendo farina con un mulino elettrico, all’epoca una vera novità. Tuttavia, i suoi compaesani continuavano a non vederlo di buon occhio e non passò molto tempo prima che inventassero nuove congetture assurde. Sostenevano che la farina prodotta con un mulino elettrico facesse male alla salute. Simone si rivolse quindi al sindaco del paese e anche allo stesso parroco che lo aveva denigrato tempo prima per risolvere queste diatribe, ma non cambiò nulla.

Purtroppo, a complicare la situazione, ci si mise anche la mala sorte; suo figlio Aristide si ammalò. Pianetti lo portò dal medico del paese che gli diagnosticò un banale mal di pancia. Tuttavia, poiché ormai diffidava di quasi tutti i suoi compaesani, Simone si recò da un altro medico per avere un’altra opinione, scoprendo così che il figlio aveva un’appendicite in stato avanzato.

UN GIUSTIZIERE SENZA MASCHERA

Simone era sempre più affranto e da tempo aveva preparato una lista con i 40 nomi delle persone che per anni lo avevano deriso. Fu un avvenimento in particolare a fare scattare la molla al Pianetti. La mattina del 13 luglio 1914, il medico che aveva sbagliato la diagnosi al figlio passò davanti casa di Simone che lo vide sputare a terra. All’epoca si masticava tabacco, quindi probabilmente fu un caso, ma non per Simone che, in un momento di follia, entrò in casa, caricò il fucile e prese la lista, finalmente intenzionato a farsi giustizia da solo.

LE VITTIME

La prima vittima fu proprio il medico; lo uccise con due colpi di fucile dopo due ore di appostamento. L’obiettivo successivo della lista era il sindaco; giunto in comune trovò invece il consigliere comunale Abramo Giudici e la figlia Valeria. Iniziò quindi a sparare, freddandoli all’istante. La caccia del Pianetti procedeva senza sosta e le sue vittime aumentavano: il calzolaio Giovanni Ghilardi, il parroco Camillo Filippi e il messo comunale Giovanni Giupponi, che salutò con un reverenziale inchino prima di sparargli con meticolosa freddezza. 

Infine toccò a Caterina Milesi che uccise per non aver pagato un debito e perché probabilmente fu proprio lei ad aver messo in giro la voce della farina “del diavolo”. La malcapitata era col nipotino di 9 anni, che fu risparmiato. Simone sapeva perfettamente chi doveva uccidere.

NON MI AVRETE MAI

Diramato l’allarme, Simone fuggì nei boschi dove sopravvisse con la caccia e l’aiuto di carbonai e mandriani. Nel frattempo, le gesta del Pianetti fecero il giro del paese dove cominciò ad essere considerato un eroe. Apparirono anche scritte sui muri che citavano: “viva il Pianetti, uno in ogni paese”. 

Simone non verrà mai catturato dalle autorità, nonostante la taglia sulla sua testa aumentasse. Con lo scoppio della prima guerra mondiale le ricerche si bloccarono e di lui non si ebbero più notizie. 

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